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      Pure i Francesi pretendono essere questa una moderna invenzione, che ad essi appartenga, ed esaltano a cielo i loro mulini costrutti nel porto di Dunkerque. Nel secolo passato vedevansi ancora nel canal di Negroponte, e segnatamente nello stretto dell’Euripo, mulini simili ai nostri. È credibile, che i nostri antenati, padroni di quell’isola, gli avessero anche colà introdotti, e che i Turchi, conosciutane l’utilità, ve gli abbiano conservati. In quanto a quelli delle nostre lagune, esistevano ancora intorno l’anno 1440, ma dopo le conquiste da noi fatte nel Continente, si trovò più comodo di servirsi de’ mulini della Terra ferma, e de’ fiumi, il che fece trasandar affatto gli antichi.
      Non fu meno difficile il vincere la natura, onde procurarsi l’acqua dolce e salutare. Se da principio poteva bastare lo spedire picciole barchette alle foci de’ vicini fiumi per approvvigionarsi di un elemento indispensabile a tanti usi della vita, divenne inefficace il ripiego ne’ tempi posteriori, quando le isole tutte dell’estuario formicolavano d’abitanti. Il bisogno di raccorre e di conservare le dolci acque piovane e di difenderle dal mescolamento colle salse che da ogni lato ci attorniano, fece immaginare cisterne d’una costruzione del tutto nuova. Nè certamente il merito dell’invenzione può appartenere ad altri che ai Veneziani; poichè ad altri fuori che ad essi non si rese mai necessaria. Furono adunque messe a tributo le grondaje delle case, i cui scoli raccolti in canaletti orizzontali, che formano corona ai tetti, si fecero discendere per alcuni tubi inseriti nel muro, ed invisibili all’occhio, i quali hanno il loro sbocco sotterra.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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