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      Gli antichi scrittori ci parlano di certi sifoni che lanciavano sul nemico globi di fumo e di fuoco. I Greci non altro opposero all’attività de’ Saracini che queste macchine dette appunto Fuoco Greco; ma essi ne custodivano inviolabilmente il segreto, ed anzi dichiararono infame ed incapace di pubblici impieghi chiunque lo avesse promulgato. Pure è incontrastabile che i nostri isolani, mediante le loro relazioni co’ Greci, giunsero a discoprirlo, e ch’essi se ne servirono con prospero evento sino dal settimo secolo. Ma è vero insieme che ne’ tempi posteriori s’imparò meglio la scienza di moltiplicare le materie che entrano nella composizione della polvere d’archibugio, ed a mescolarle in modo da vibrarle con forza mortale; il che non fu che un grado maggiore di perfezionamento. Ma i Veneziani già si valevano dell’artiglieria innanzi alla pretesa epoca della guerra di Chioggia contro i Genovesi. E di vero in quella occasione recarono seco tal numero di cannoni, e si mostrarono sì esperti nel maneggiarli che ben si vide, come essi da gran tempo conoscevano interamente questa macchina. Vadano dunque più guardinghi i Tedeschi nell’attribuire al loro P. Schwartz l’invenzione della polvere d’archibugio; e d’altra parte gl’Inglesi prima di produrre intorno a ciò le loro pretese, pesino un po’ meglio le oscure parole del loro Bacone. Giova piuttosto di sì grand’uomo studiar le filosofiche dottrine che cercare nella sua autorità un appoggio sopra un fatto di storia sì ambiguo.
      Lungi però i nostri pensieri da sì funeste scoperte.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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