Di fatti essi non solamente furono dei primi a coniar le monete, ma la purezza del loro oro ed argento le rese riputatissime anche in tempi assai rimoti, ed in contrade assai da noi lontane. Nicolò Conti che fu gran viaggiatore dopo Marco Polo, trovò i nostri zecchini in corso nell’Indie di qua del Gange, e sulla costa del Malabar. Quando Gama fu a Calicut, vide accreditati e in uso i ducati Veneti; e gli zecchini furono e sono tuttavia estremamente apprezzati in entrambe le Indie. Il Colonnello Cooper in una sua memoria asserì, che dal Mediterraneo alla China altra moneta non conoscono gli Asiatici, fuorchè il zecchino Veneziano. Anche nell’Yemen, o Arabia felice, con somma stima si guarda. Que’ Sceriffi parte ne colano per farne picciole monete d’oro, e parte conservanli dentro vasi di vetro per goderne il vago colore. Il signor Bruce che viaggiò colà, ci racconta che quegli Arabi gli dimandavano, s’erano i soli Veneziani tra tutti gli Europei che possedessero le miniere d’oro; ed aggiunge che molti di essi fermamente credono che i Veneziani conoscano la pietra filosofale, o sia l’arcana scienza della trasmutazione de’ metalli. Sarebbe mai possibile che quegli Arabi avessero alla fine persuaso di ciò questo viaggiator Francese, e ch’egli ritornato in patria ne avesse persuaso i suoi stessi concittadini? I Veneziani non seppero formar l’oro, ma seppero bensì formare grandi ricchezze, e fare lavori ingegnosissimi in ogni sorta di metalli. Fra questi è celebre quello degli organi.
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