Il primario oggetto di questa scelta non fu già quello di procurare un più magnifico albergo all’Accademia, ma veramente quello di ricoverare in tale edificio que’ monumenti non meno illustri pel lavoro, che per la memoria dei gran personaggi, a cui erano stati eretti, in caso che venissero rimossi dalle antiche loro sedi. Felici pur noi se fosse stato in tutto eseguito un sì provvido pensiero. Per conforto nostro vi si trova però, come dissi, una preziosa unione di cose, che onorano altamente la splendidezza, il buon gusto, e l’ingegno de’ Veneziani. Ma prima d’internarci ad esaminarle, gettiamo uno sguardo, giusta la promessa nostra, sulle belle arti in generale, e sulla loro antica esistenza presso di noi.
I Veneziani, o poco gelosi della loro gloria in fatto di belle arti, perchè occupati abbastanza in sostenere quella del loro impero e delle armi loro, o poco fortunati ne’ loro scrittori in paragone de’ Toscani e de’ Bolognesi, si lasciarono con indifferenza rapire dagli altri il vantaggio dell’anzianità nell’averle accolte, anzi direi quasi rigenerate. Pure egli è certo che appena si potè da noi godere un po’ di ozio, vedemmo nascere fra noi le cose di ornamento, e tutto ciò che appartiene alle arti belle. I preziosi avanzi de’ monumenti Greci furono i nostri modelli. Fino dai primi secoli dell’era volgare i Veneziani andavano colle loro navi nel Levante e a Costantinopoli, sede allora delle belle arti. Eranvi colà le più celebri statue prese dai varj luoghi della Grecia, dall’Asia minore, dal tempio di Diana in Efeso, da Atene, da Elide e da Roma.
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