Volevano, per esempio, innalzare una sublime piramide? Essa veniva formata da quattro o cinque file d’uomini gli uni montati sulle spalle degli altri, che poi terminava in un solo. Sull’ultimo apice di questa piramide colossale arrampicavasi con somma destrezza un giovinetto, il quale, poichè v’era giunto, si tenea ritto e fermo in piedi sulla testa dell’ultimo uomo in modo maraviglioso. Nè ciò bastava ancora. Vedeasene un altro salire velocemente d’ordine in ordine fino a quest’ultimo, e volto il proprio capo in giù, ponealo sul capo di quello, facendosi puntello delle sue mani sulle mani dell’inferiore, agitava pe’ campi dell’aria i leggieri suoi piedi, e faceva con essi galloria. Talora anche rivolgevasi, e stando ritto sull’estremo apice ne formava il cimiero, e coll’agitar delle braccia, e col battere delle mani dava il segnale della comune allegrezza. Gli spettatori che temere non potevano pericolo in quelli atleti, perchè vedevano non temerne essi alcuno, gli rispondevano battendo anch’essi le mani, vociferando e gridando maravigliati, e tutti ebbri di gioja.
Ma già l’altro partito preso da nobile emulazione ardeva di voglia di ottenere anch’esso gli stessi applausi, nè intralasciava nulla per sorpassare in destrezza la fazione rivale. Quindi que’ prodigj e quegli sforzi che non si potrebbero nè narrare, nè credere, ma che pur succedendosi da banda a banda quasi per incanto, raddoppiavano le apparenze di un’architettura superiore ad ogni modello, benchè passeggiera e fittizia.
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