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      Fu al certo in vista di tutto ciò, che allora quando nel 1375 un incendio incenerì quasi affatto questo edificio, anzi che unire quello spazio di terreno al contiguo arsenale, com’era stato proposto, si preferì di conservarlo ad un uso sì salutare; anzi si decretò di rifabbricare il monastero in forma più ricca e più splendida. Nè per altra ragione che per quella dell’educazione, si ebbe altresì particolar cura di perpetuare in tutto il suo lustro la festa, o sia la visita del Doge tal quale la vedemmo sino all’anno 1796. Ma da che tale educazione cessò, fu buon consiglio il servirsi di quell’edificio come di un accessorio al grande arsenale. Nomando questo celebre stabilimento della Veneta Repubblica, non puossi a meno di non trattenervisi alquanto col discorso.
      Il suo principio dev’essere stato, e realmente il fu, congiunto a quello di Venezia, mentre i nostri antenati volendo formare una città in mezzo alle lagune, dovettero tosto conoscere il bisogno di armarsi per reprimere gli assalti de’ vicini, ai quali non poteva destar che dispetto il veder sortire di mezzo all’acque una nuova e grande città. Per tanto da che fu approntata una marina di difesa, occorsero cantieri ed arsenale. Ma quello, di cui qui si tratta, non ebbe principio nel sito ove giace, se non nel 1104. Venne a mano a mano aggrandito, e giunse dopo il 1569 ad avere oltre due miglia di circonferenza, e ad essere tutto recinto di mura. Si cominciò allora a dire, a scrivere ed a ripetere da per tutto, che Venezia aveva il più bel Arsenale del mondo, e si aggiunse persino, ch’esso meriterebbe di venir preferito a quattro delle più belle città della Lombardia.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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