La maggiore armonia regnava sempre fra il comando e l’esecuzione; tutto era ordine, tutto era animato dal più spontaneo fervore. Si videro in fatti in sì terribili incontri prove di coraggio e di zelo da non potersi lodare abbastanza, nè abbastanza ridire. In ricompensa di tanto amore e di sì importanti servigi, godevano privilegi distinti. I loro figli arrivati all’età di dieci anni inscrivevansi ne’ pubblici ruoli dell’Arsenale, siccome figli legittimi di quella casa, e cominciavano sin d’allora a trarre una paga. Educati ch’erano, destinavansi a que’ servigj che pareano più acconci alle loro cognizioni e capacità. Fatti vecchi e inabili godevano d’una pensione proporzionata all’impiego esercitato in gioventù. Per loro gloria, ad ogni elezione di Doge, spettava ad essi lo scortarlo, allorchè pomposamente si recava a prendere il possesso del trono. Essi inoltre avevano il privilegio onorifico, e di cui tanto andavano fastosi, come altrove abbiamo detto, di condurre il Doge nel dì dell’Ascensione ai suoi misteriosi sponsali col mare; ed il Doge dal canto suo ricompensava in modo insolito la loro straordinaria fatica, trattenendoli quel giorno a pranzo nel suo palazzo. In una delle sale si apprestavano le tavole, ornate sì, ma semplici, ove le vivande e il vino erano in copia. I membri della famiglia Ducale sopraintendevano perchè nulla mancassevi, e compiacevansi di prestare ai buoni convitati ogni cordiale attenzione. A ciascuno di essi inviava il Doge un dono di quattro fiaschi di moscato greco, una scatola di confettura fregiata col suo stemma, ed un’altra piena di droghe; costume derivato sin da que’ tempi ne’ quali i soli Veneziani facevano il traffico di tal merce, ed aggiungeva a tutto ciò una moneta d’argento.
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