Ciò rese per lo meno gli altri più destri e più prudenti; ma l’avidità la vince sempre su la paura, e l’opinione generale valuta il saccheggio secreto molto superiore al pubblico, quantunque questo per relazione di parecchi scrittori di quel tempo fosse sì grande che l’eguale non fu veduto giammai. Baldovino scrivendo al Papa asseriva, che a sua estimazione non si troverebbe in tutto il resto di Europa un ammasso di ricchezze simile a quello, che i Crociati diviso si aveano fra loro. Il che non deve parere strano, se si considera che Costantinopoli godeva della miglior posizione riguardo al commercio; che eccessivamente felici erano le sue campagne; che da nove secoli stata era la sede degl’Imperatori, e, per così dire, la capitale dell’universo; che in essa trovavansi le migliori manifatture, essendo il fondaco dell’Asia e di gran parte dell’Europa, a cui le nazioni venivano a gara per approvvigionarsi di tutte le mercanzie più rare e più preziose; ch’era insomma il centro del buon gusto e delle belle arti. A tutto ciò fa anche duopo aggiungere, che questa città era stata arricchita dalle spoglie dell’antica Roma, portatevi da Costantino, allorchè venne a fissarvi il suo trono imperiale e a darvi il suo nome. Queste ricchezze si erano altresì aumentate, mercè che in un sì lungo spazio di tempo essa non aveva mai sofferto nè perdita alcuna, nè alcun disastro. Sembrerebbe a primo colpo d’occhio, che le ricchezze di Costantinopoli fossero passate dall’una all’altra nazione, e che la perdita e le sciagure de’ Greci fossero state esattamente compensate dalla gioja e dai vantaggi de’ Latini; ma nel giuoco funestissimo della guerra, il guadagno non eguaglia mai la perdita.
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