Dopo di ciò, il nostro Eroe, alla testa di una processione solenne formata da tutto il clero, dai principi, ed altri signori che a Costantinopoli trovavansi, andò a Santa Sofia a render grazie all’Altissimo per avere durante tutta questa guerra benedette la armi degli alleati. Naturale era in vero che si riguardassero tutti questi prosperi successi come un favor celeste, quando consideravasi, che ventimila uomini solamente avevano una gloria sì luminosa acquistata, ed un sì grand’impero soggiogato. Si fecero pur anco feste magnifiche tanto in città, che al campo. Venezia nell’intendere la gran nuova manifestò con brillanti feste la gioja che ne risentiva; e benchè allora si entrasse nella Settimana santa, niente però si ommise per renderle decorose e belle. Ma quelle poi che nel giorno di Pasqua si eseguirono, furono ancor più magnifiche. Pure niente poteva esser paragonabile, a quanto stavasi preparando per celebrare il ritorno dell’illustre vincitore, che la Repubblica ricompensare voleva con tutti i meritati onori; ma la morte quasi fosse stata gelosa di vederlo trionfante in patria, ce lo rapì, e tutta la gioja converse in universale tristezza.
Pietro Ziani, che gli successe nel seggio Ducale, giudicò di non poter meglio onorare la memoria di un cittadino sì degno, quanto col soddisfare a proprie spese al voto che fatto egli avea, di erigere a san Nicolò protettore de’ marinaj, nel palazzo Ducale, una cappella, se ottenuto avesse il compimento de’ suoi desiderj. Tanto egli eseguì facendovi dipingere sulla muraglia la presa di Costantinopoli.
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