Baldovino benchè vestito con regal pompa, e collo scettro in mano gli sta ginocchioni dinanzi. Tutti gli spettatori sono giubilanti: godono del proprio stupore, nè sanno che cosa ammirar più, se il nobile disinteresse dell’uno, o la fortuna dell’altro.
Oh pittura, arte divina e vero incanto de’ sensi, quanta lode a te non si deve, che sì felicemente perpetui le grandi azioni, e quasi vìve le presenti anche agli occhi del volgo, del che certo vantar non si possono le dotte carte degli scrittori! Ma quanta lode insieme non è dovuta agl’illustri capi del Veneto Governo, che non ommisero giammai occasione di rivolgersi a così nobile uso, e nell’atto d’immortalare gli eroi benemeriti della patria, animarono pur anco il genio degli artisti, aprendo alla posterità una carriera, nella quale non lascieranno giammai i Veneziani di tenere il posto più luminoso!
Festa per la ricuperazioneDI CANDIA.
Malgrado tutti i vantaggi che l’illustre Doge Enrico Dandolo ritratti avea della celebre conquista di Costantinopoli, egli non era pago abbastanza; desiderava inoltre il possesso dell’isola di Candia. Questa era stata ceduta a Bonifacio marchese di Monferrato da Alessio figlio d’Isaaco, mercè di un particolar trattato. Il Dandolo seppe fare in modo, che Bonifacio gliela cedette, mediante una grossa somma di danari. Non potea però dirsi pagato a troppo caro prezzo un acquisto di sì grande utilità. Quest’isola, che anticamente chiamavasi Creta, venne celebrata da molti scrittori. Nomavasi l’Isola di cento città, delle quali ai tempi di Plinio ne esistevano ancora quaranta.
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