Non conviene dunque maravigliare, se un’isola sì feconda sia stata sempre vagheggiata da tutti i conquistatori Di fatti moltissimi e Greci e Barbari ne fecero, or questi or quelli, la conquista. Metello, dopo la sua vittoria sopra Antiochia, la sottomise alla Repubblica Romana. Fu pure soggetta agl’imperatori di Roma anche dopo che il seggio imperiale sì trasportò in Bisanzio. Venne poscia presa e saccheggiata più volte dai Saracini. Furono essi che le cangiarono il nome, e la dissero Candia, forse a cagione della bianchezza de’ suoi monti, che secondo Strabone, chiamavansi candidi o bianchi. Questi nuovi conquistatori vi costrussero la metropoli, che venne egualmente detta Candia. Tre secoli dopo ritornò in potere de’ Greci sotto il regno dell’imperatore Niceforo Foca, e vi rimase fino all’epoca in cui fu ceduta al marchese di Monferrato, o sia ai Veneziani.
Se Venezia alla nuova d’un acquisto sì importante sentì tutti i trasporti della gioia, i Candiotti al contrario mercè dell’odio implacabile che aveano giurato ai Latini, si abbandonarono alla desolazione per essere stati ceduti alla Repubblica. Si lusingarono nondimeno di poter colla loro unione respingere questi nuovi padroni, ed assicurarsi da ogni invasione. Ma al momento dello sbarco, tutto loro mancò. Il valore de’ soldati Veneziani e la buona condotta de’ loro capi ne compierono tosto la conquista.
Cominciossi in prima dall’esaminare qual Governo potesse meglio convenire a quest’isola, avuto riguardo alla sua estensione, allo spirito ed all’umore de’ suoi abitanti.
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