All’improvvisa comparsa interrotti i nostri colloquj, presagimmo bentosto dover essa recare felici novelle, tanto lieti i marinaj solcavano a vele e a remi i flutti. Oltrechè i giovani incoronati di foglie, tutti giocondi in viso e sventolanti sul capo le bandiere, stando montati sulla prua, salutavano la patria vittoriosa, ma per anco ignara della propria vittoria. La sentinella della principale torre, tosto dato il segnale, annunzia l’arrivo d’un legno straniero. Quindi la città tutta, non da alcun comando sospinta, ma da pura curiosità, si affolla al lido. Accostasi esso, e fatto presente agli sguardi, osserviamo pendere dalla sua poppa alcune insegne ostili; nè riman più dubbio non essere quella una nave apportatrice di vittorie; se non che ignoravamo di quale guerra, di qual battaglia, o di quale espugnata città ci dovessimo sperare vincitori, nè gli animi potevano comprender che fosse. Ma sbarcati i messaggi ed entrati a parlamento in Consiglio, si seppe oltre ogni speranza, oltre ogni credenza, essere tutto prospero; cioè vinti, uccisi, presi, fugati i nemici, tratti di schiavitù i cittadini, le città tornate alla divozione, rimesso di nuovo sul collo a Candia il giogo, ormai deposte le armi vincitrici, chiusa senza sangue la guerra, ed ottenuta con gloria la pace. Le quali cose udite, il Doge Lorenzo Celsi (veramente eccelso) uomo, se l’amor non m’inganna, e per grandezza d’animo, e per soavità di costumi, e per l’esercizio d’ogni virtù, e soprattutto per pietà singolare ed amor verso la patria memorabile, conoscendo che nulla a dovere e felicemente operar puossi, se non si prendono dalla religione gli auspizj, si rivolse insieme con tutto il popolo a lodare e ringraziare l’Altissimo.
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Consiglio Candia Doge Lorenzo Celsi Altissimo
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