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      Gentile spettacolo in mirar tanti giovanetti fregiati di porpora ed oro, reggere col freno, e incalzare cogli sproni altrettanti destrieri co’ piè ferrati e con rilucenti bardature, che pareano toccar appena la terra co’ piedi. Stavano i giovani tanto intenti coll’animo ai cenni del lor condottiere, che mentre l’uno si accostava alla meta, l’altro slanciavasi fuor dalle sbarre, ed un altro al corso accingevasi. E mercè di simile alternativa ed aggiustatezza di azione in tutti, formandosi altrettanti cerchi, ne risultava una sola e continuata corsa; giacchè il fine dell’una era principio d’altra, e terminando l’ultima, tosto ripigliava la prima, di modo che correndo tanti per tutta la giornata, tu avresti detto sulla sera non aver corso che un solo; ed inoltre, ora volavano al cielo le schegge dell’aste, ora avresti sentito rombar per l’aria le vermiglie bandiere: nè a dirsi è facile, o credibile ad udire, quale per tutto il dì fosse la folla del popolo spettatore. Niun sesso, nessuna età, niuna condizione mancovvi. Il Doge medesimo ed un immenso seguito di primati occupava la fronte del tempio sopra il vestibolo, ed ivi dalla marmorea loggia vedevano tutto agitarsi quasi sotto ai lor piedi. Il sito fu, ove stanno que’ quattro cavalli di bronzo dorato, opera di antico lavoro e di egregio artefice, qual ch’egli sia, che là dall’alto involano quasi il pregio a’ vivi, e pajono scalpitar colle zampe. Acciocchè poi l’estivo sole nel piegar a sera non offendesse col suo splendore la vista, erasi provveduto coll’appendere di qua e di là molte tappezzerie di diversi colori.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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