Malgrado però d’un sì prospero avvenimento, il Governo Veneto s’accese di tal ira per la vile condotta de’ Genovesi, che si sprigionò allora la prima scintilla di quell’odio, che fu poscia cagione di tante guerre, e pressochè della total distruzione delle due Repubbliche. D’altra parte mortificati i Genovesi d’aver perduto il frutto de’ loro maneggi e secreti raggiri, ad altro non attesero, che al modo di esercitare in palese la loro nimicizia. Di qua e di là gran flotte in mare, di qua e di là smania rabbiosa d’incontrarsi, ed un desiderio ardente non solo di vincersi, ma scambievolmente distruggersi. I Veneziani si scordarono i loro veri interessi per badare soltanto a satollare l’ardor di vendetta. Gli altri tratti da vil piacere di nuocere al nemico, si disonorarono in faccia all’Europa, stringendo alleanza coll’imperator Greco, che poi al primo pendere della bilancia a lor danno, abbandonolli.
Sfortunatissimo infatti fu per essi l’esito della prima battaglia, da cui appena uscì salvo un legno che recasse a Genova la nuova della ricevuta sconfitta. Ma le due rivali non si acquetarono che per ripigliar nuovo fiato, ed incontrarsi di nuovo per battersi ancora. Infievolivansi a vicenda per frequenti zuffe; ogni soldato parea combattesse contro un suo particolare nemico, e tal era il furore degli attacchi, il disprezzo dei pericoli, la bramosìa di distruggersi scambievolmente, che ben dir potevasi rinnovellato agli occhi dell’universo l’orrendo spettacolo dell’odio di Roma contro Cartagine.
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