I Genovesi di nulla insospettiti montarono armati sopra le zattere, e si fecero beffe di qualunque parola di accomodamento. Ma in quella ecco tagliarsi i legami che tenevano congiunte le tavole, e l’armata intera seppellirsi nell’acqua, e affogare senza riparo.
Quest’avvenimento abbastanza noto, e per la serie di tanti secoli passato in tradizione, è tuttavia privo di autenticità. Avvi qualcuno che pretende essere più antico ancora, e doversi trasportare al tempo della guerra con Pipino, il che rende maggiormente difficile la cognizione del vero. Sia che si vuole, certo è che que’ zelanti Povegliesi furono tra i più ardenti difensori della Veneta indipendenza, giacchè meritarono privilegi assai notabili in preferenza a tanti abitanti dello Stato. Eccone i principali:
I. Essi erano inscritti nel ruolo de’ cittadini originarj.
II. Erano esenti dal servigio militare, salvo il caso che il Doge ne prendesse il comando.
III. Non pagavano dazj, nè tasse d’arti e di mestieri, nè imposte nemmen per lo scavamento de’ canali interni della città.
IV. Giunti all’età di sessant’anni avevano essi soli il diritto di comperare ad un prezzo stabilito tutto il pesce che veniva dall’Istria, e di venderlo al pubblico mercato di S. Marco.
V. Godevano dell’immediata protezione del Doge, e la Magistratura delle Rason Vecchie destinata era a trattare e decidere intorno alle loro questioni e ai loro interessi.
Oltre a tutti questi vantaggi reali, eranvi altri privilegi atti a lusingare sommamente e con ragione l’orgoglio.
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