I Padovani fra gli altri erano invidiosi delle sue ricchezze e della sua prosperità, e si sforzavano di sturbarne tutto dì la pace, sino a venire sull’orlo delle lagune per insultare i suoi tranquilli cittadini, ed oltraggiare il vessillo di S. Marco. Nel 1110 osarono inoltre di ragunare un’armata per attaccare i Veneziani, ma non andò molto, ch’ebbero a conoscere la propria inferiorità, e quindi dovettero ricorrere alla mediazione dell’imperator Enrico, che allora si trovava in Verona, e che giunse a rappacificare le due parti. Ciò non di meno le passioni predominanti non rimasero estinte. Quest’incomodi vicini vedevansi cogliere sempre ogni più leggiero motivo per tirare i Veneziani all’armi; e quando i pretesti mancavano, erano pronti gli artificj. Avevano essi osservato dipendere specialmente la sicurezza di Venezia dalla posizione, che aveale dato la natura, cingendola d’acqua marina, ed altresì dalle cure incessanti che i nostri isolani si prendevano per preservarla. Si posero pertanto ad istudiare il modo di turbare le loro acque, e disseccare le lagune. Era certo, che tagliando gli argini del fiume Brenta esso avrebbe nel suo corso verso il mare portato seco la melma e la sabbia, e che depositando queste nel seno delle lagune, ne sarebbe sortito il bramato effetto. Non sì tosto fu immaginato il progetto, che si venne all’esecuzione. I Veneziani, visto il pericolo, non tardarono ad assoldar truppe, e a scegliere Guido di Montecchio Veronese, che le comandasse. Questo valente Generale attaccò tosto l’armata nemica, ch’era accampata presso il luogo detto la Tomba, e la sconfisse, facendo un numero grande di prigionieri, e tra questi il loro Capitano.
| |
Padovani S. Marco Veneziani Enrico Verona Veneziani Venezia Brenta Veneziani Guido Montecchio Veronese Generale Tomba Capitano
|