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      Durò alcun tempo d’ambe le parti la tranquillità: ma nel 1214 una lievissima causa ridestò l’antica animosità tra le due nazioni; e fu questa. Nell’epoca felicissima per l’Italia Settentrionale, in cui dopo avere scosso il giogo straniero essa stava divisa in molte Repubbliche, ciascuna delle quali godeva di uno stato di opulenza, frutto della pace, dell’agricoltura, del commercio e di una lodevole industria, ciascuna città avea le sue feste e i suoi spettacoli, che attiravano infinito concorso colla magnificenza e il buon gusto. Tra queste Treviso immaginò di dare uno spettacolo affatto singolare; cioè di rappresentare l’assedio del Castello di Amore. S’innalzò la superba macchina tessuta di legni nel mezzo della maggior piazza di Treviso. Elegante n’era la simetrìa, elegantissimi gli ornati. Le mura erano coperte di rarissime pelli, di stoffe, di velluti, e di altre tappezzerie le più ricche e pompose. Le Dame più belle e più nobili della città avevano ciascuna per loro scudiere, ovvero cavaliere d’arme, una tra le più leggiadre zitelle del distretto, poichè stava a loro il difendere tutte insieme questo castello incantatore e incantato. Gli assalitori erano i giovani della propria città, e delle città convincine. Ciascuna avea fatto suo studio di spedire a questo curioso assedio i più avvenenti, i più ricchi e i più nobili tra’ signori del suo recinto. Ben lungi però dal far onta alle leggi della natura coll’uso di armi micidiali, non era lecito di servirsi da usa parte e dall’altra, che di fiori, di frutta, di aromi, d’acque odorose, e di ciambelle lavorate da quelle stesse mani gentili, che procacciavano la difesa del castello.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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