Tuttavia io prego i miei Lettori a seguirmi passo passo sì in questa che nella susseguente festa, benchè alcuni ragguagli possano riuscire un po’ nojosi, ma che pur sono necessarj per condurli là dove possono il vero conoscere.
Parlammo altrove dei principj della Repubblica Veneta, del suo aumento, de’ suoi cangiamenti governativi, e del suo ritomo, da poche modificazioni in fuori, al governo de’ Dogi. Non sarebbe forse inutile il rimontar di nuovo ai secoli primi per procurar di conoscere l’epoca, in cui la Città fu divisa in sei parti dette Sestieri, e quella in cui i Tribuni presero il nome di Elettori, e quella in cui fu instituito il corpo della Quarantia, e finalmente quella in cui all’Assemblea Nazionale venne sostituito il Maggior Consiglio. Ma si lasci ai Cronisti il disputar fra loro intorno a quest’epoche incerte, e arrestiamoci ad esaminare i punti più decisivi per la questione presente.
Diasi prima un’occhiata a quell’Assemblea Nazionale, che d’ordinario si crede composta indistintamente da tutti gli abitanti delle Isole. Non v’ha Cronaca, che non convenga nel dire, che esse si tenevano nelle Chiese; prima in quella di Eraclea, poi a Malamocco, e da ultimo nella Chiesa di san Marco a Venezia. Ma come mai queste Chiese, che ne’ primitivi secoli non erano sì vaste quanto il furono da poi, avrebbero potuto contenere un sì gran numero di persone? Esse ben potevano accogliere un’adunanza di Cittadini Tribunizj, de’ Tribuni attuali, di uomini i più illuminati e accreditati delle isole, e del Clero il più rispettabile; e quest’Assemblea poteva benissimo meritar il titolo di Nazionale.
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