Pagina (288/712)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Terminata questa disputa, altri Oratori presero a sostenere un’opinione affatto contraria. Fecero vedere che il Papa aveva gran torto di lagnarsi de’ Veneziani, che avevano preso tante volte le armi per lui, e versato il loro sangue, e prodigati i lor tesori in favor della Chiesa; che inoltre non trattavasi già di una conquista, ma di accordar protezione a sudditi, che di loro spontanea volontà eransi sottommessi ad un Governo saggio e clemente; che non dovevasi mai per un timor pusillanime negar soccorso a chi avea diritti di attenderlo, nè rinunciare ad una Città, che situata sul Po, non poteva essere attaccata nè dal Papa, nè d’altri con forze marittime eguali a quelle della Repubblica. Terminavano col dire, che mentre il felice destino offeriva una sì ricca addizione terrestre ai possessi di mare, non dovevasi per viltà trascurarla. A tal passo altri Oratori si alzano per aver la parola; ma sono interrotti da altri. I più ardenti erano da una parte i Gradenighi, i Michieli, i Giustiniani; ed i Quirini, i Badoari, i Tiepoli dall’altra. Entrambi i partiti si riscaldano, dimenticasi la maestà sovrana, si giunge sin alle ingiurie. Quelli del partito Quirini accusano gli altri d’ignoranza, non sapendo prevedere i mali e la vergogna che derivar ponno da tanta ostinazione. Gli avversarj chiamano poltroni e nemici della Patria chi vuole la pace. Alfine il Doge si alza: quest’atto impone il silenzio; ciascuno crede di udire giusti rimproveri per i confini oltrepassati dai disputanti; nulla di questo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





Oratori Papa Veneziani Chiesa Governo Città Papa Repubblica Oratori Gradenighi Michieli Giustiniani Quirini Badoari Tiepoli Quirini Patria Doge