Tutte le loro ricche merci, che portato aveano in Francia, nelle Fiandre e in altri luoghi, vennero confiscate; i loro mercadanti arrestati, maltrattati, e perfino varj di loro perirono. Guai se le Saraceniche popolazioni avessero ricevuto l’acqua battesimale! la nostra nazione sarebbe stata affatto distrutta. Tali e tante rovine produsse fra noi questa terribile scomunica, che anche oggidì è portata per esempio dal volgo; dicendosi, per dinotare un uomo di tristo aspetto, che sembra recar con sè qualche cattiva nuova, pare quello che porta la scomunica di Ferrara. Ed è ben certo che Clemente V, benchè con qualche ragione irritato contro i Veneziani, spinse oltre al segno il suo rigore, e spiegò più livore che zelo in questa occasione; nè mai potrebbe essere giustificabile la sua ostinazione, e la durezza d’animo manifestata nel resistere per cinque anni a tutti gli uffizj, a tutte le suppliche della pentita Repubblica, che nel sacrosanto nome della Religione e dell’Umanità implorava indulgenza. Egli doveva inoltre non postergare, come fece, i suoi meriti verso la Santa Sede; avendo essa le tante volte accolto nel suo seno con divozione ed amore que’ Pontefici, che vennero a rifuggiarvisi, e tutto il sangue e l’oro profuso per soccorrerli. Ma l’aver egli prolungata così questa crudele scomunica, fu si può dir oltre tutti gli altri mali, il principal movente di quella Congiura, che scoppiò poco dopo a Venezia. Poichè al dolore universale suscitato in tutti i Cittadini al ragguaglio di tante calamità e perdite dei nostri, successe un gagliardo fermento negli animi, ed i differenti partiti si riaccesero sempre più. Gli uni gridavano altamente contro il Doge, come autor principale de’ mali pubblici e particolari, per essersi ostinato, mediante un falso giudizio, di ritener Ferrara; altri sostenevano che Marco Quirini era un traditor della Patria; poichè s’egli non avesse ceduto quella Fortezza senza tentare una battaglia, ed attendere l’approvazione del Senato, avrebbe potuto trionfare di tutte le difficoltà. Malgrado tutte queste contese, nè la colpa del Quirini, se pur l’avea commessa, venne punita a cagione del suo illustre casato, nè la calunnia, se tale ell’era, venne vendicata.
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