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      e atterrò il Morosini. Gran quantità di gente accorse sul fatto; la contesa si fa sempre più viva, e le parti vieppiù si fanno accanite fra loro; ma il Quirini per una sentenza della Quarantia è condannato ad una pena pecuniaria. Marco Quirini guardò tutto l’avvenimento come una nuova offesa diretta particolarmente a lui. Non potendo più contener la sua rabbia, risolse di vendicarsi del Doge, pronto, diceva egli, a punire i Quirini, lento a difenderli. Credette l’impresa di una facile riuscita, attesa la mala disposizione del Popolo verso Pietro Gradenigo, sia per essere stato eletto Doge contro la volontà popolare, sia perchè era riguardato come la cagion principale di tutte le calamità dell’ultima guerra. Nondimeno il Quirini non osò di mostrarsi apertamente, sapendo di non esser neppur egli in grande opinione per aver abbandonato troppo presto Ferrara. Pensò dunque di rimettere l’esecuzione del suo disegno, e di crear Capo della Congiura, che meditava, il di lui genero Boemondo Tiepolo, che dai Veneziani chiamavasi Bajamonte, figlio di quel Jacopo Tiepolo, ch’era stato dal Popolo proclamato Doge: uomo intraprendente, di una illustre famiglia, e che odiava il Gradenigo come il principal motore di essere stato punito per la sua amministrazione, allorchè fu Rettore in Morea, ed anche per l’orgoglio, diceva egli, insultante del Doge.
      Da che Marco Quirini ebbe esposto tutto il disegno al Tiepolo, questo se ne mostrò soddisfattissimo, ed ambidue si misero a tenere secrete conferenze, in ognuna delle quali accrescevasi il numero de’ Congiurati.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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