Quindi i Deputati si ritirarono senza poter riportare che tristi nuove. Allora Filippo Belegno, uno de’ Consiglieri più rispettabili, fidato nel predominio, ch’egli sapeva di avere sul cuor del Tiepolo, si offerse di andarvi egli stesso, e ricevuto il pieno potere di dispor le cose secondo a lui paresse, si partì sul momento. Fu egli sì fortunato da poter persuadere il Tiepolo ed i suoi partigiani di allontanarsi da Venezia. Si segnò una Capitolazione da esser poi sanzionata dal Maggior Consiglio, nel cui esordio annunziavasi (ciò ch’è molto notabile) che gli ordini emanati contro il Tiepolo e gli altri complici non erano per essere stati nemici della Patria, ma per essersi abbandonati a disordini ed errori contrarj alla pubblica tranquillità. Si venne all’estensione degli articoli. Il primo risguardava Bajamonte Tiepolo. Gli si lasciò la scelta del luogo del suo esilio. Egli preferì di essere relegato per quattro anni in Dalmazia vicino ai parenti di sua madre. Il secondo risguardava i nobili patrizj, che avevano preso parte nella congiura: lasciossi a loro pure la libertà di scegliere il luogo del loro esilio, che però anche per loro durar doveva quattro anni. Il terzo abbracciava tutti gli altri complici, i quali vennero lasciati in poter del Doge e de’ Consiglieri.
Il Gradenigo da uomo prudente e illuminato giudicò essere la dolcezza e l’indulgenza i mezzi da usarsi per vincere gli animi inaspriti; poichè le persecuzioni ed i rigori d’ordinario non fanno che stringere i congiurati in maggior alleanza fra di loro, ed accrescer numero di seguaci al loro partito.
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