A’ nostri giorni fu essa dissotterrata, ed il nostro fu celebre Bibliotecario cav. Morelli, il cui onore era certo quanto la sua erudizione, postosi ad osservare l’Inscrizione, vi trovò queste precise parole, e nulla più:
De Bajamonte
Fo questo terreno e mo
Per lo so iniquo tradimento
Azzò lo veda tutti
In sempiterno."
Venne poscia proclamato un perdono generale per tutti quelli che pentiti dell’errore commesso si renderebbero all’obbedienza. Con questo mezzo dolcissimo si potè riconquistare molti cittadini, ch’erano affatto perduti per lo stato; ed il Tiepolo abbandonato da’ suoi, lo fu pure dagli abitanti di Treviso, che lo cacciarono dalla città, nè mai più si ebbe di lui novella alcuna.
Riconosciuta l’utilità della nuova Magistratura denominata il Consiglio di X; i cui membri avevano meritato la general soddisfazione nel disimpegno di un affare tanto difficile e delicato, fu allora adottato di rinnovarlo d’anno in anno, senza però stabilirlo perpetuamente, come lo fu in appresso.
Siccome poi cagione primaria della riacquistata tranquillità generale e sicurezza pubblica era stata l’onnipossente volontà della Divina provvidenza, così venne decretato, che in commemorazione del felice avvenimento accaduto il giorno 15 giugno, festa di San Vito, celebrar si dovesse ogni anno la festa di questo Santo nel tempio a lui dedicato, e che il Doge col suo augusto corteggio vi si recasse per render le dovute grazie. Si stabilirono tutte le formalità. Ed essendo la chiesa di San Vito alla sinistra del Gran Canale, e ad una troppa distanza dal palazzo del Doge, perchè Sua Serenità potesse fare quella strada senza andarsene a piedi, fu preso ch’egli anderebbe nelle sue barche dorate, vestito nella sua maggior pompa, e seguito dalla signoria e dagli ambasciadori.
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