E perch’egli meglio potesse tener in mano la bilancia della giustizia, senza che legami di sangue, di amicizia, di consuetudine o di riguardi potessero farla tracollare più da una parte, che dall’altra, si volle fin anco sceglierlo in una delle città vicine ed amiche. I Veneziani, che godevano della più alta riputazione per il loro sapere nel diritto comune, furono chiamati come rettori o podestà per giudicare sulla base della giurisprudenza Romana. Il primo che in questa qualità si vede inscritto ne’ pubblici veneti registri, è Matteo Quirini, che nel 1186 fu chiamato per podestà a Treviso. Trovasi poscia una lista assai lunga di patrizj Veneti egualmente chiamati in tutte le città d’Italia. La repubblica di Venezia aderì sempre a tali richieste, senza aver mai d’uopo di farne agli altri per sè. La ragione è semplicissima. Un giudice estraneo conviene infinitamente in una Repubblica, che sia turbolenta e corrotta, ma in una dove le saggie leggi ed i buoni costumi sono rispettati, i proprj concittadini sono sempre i migliori amministratori della comune giustizia. I Veneziani non furono soltanto chiamati a rettori, ma anche a mediatori per acquetare le discordie civili fra le diverse fazioni. Padova, Verona, Milano, Bologna la dotta, ed anche Firenze e Pisa ebbero prove del loro sapere, e della loro finezza nel maneggio degli affari anche i più difficili. Felici que’ popoli se avessero sempre conservato simili rettori, simili mediatori; ma sventuratamente quelle stesse Repubbliche così pronte ad armarsi contro tutti i principi, che potevano portar qualche ombra alla loro libertà, non istettero menomamente in guardia contro alcuni ambiziosi cittadini, che non avendo se non poco o nulla di proprio, e quindi trovandosi alla stessa condizione di tutti gli altri cittadini, non ispiravano verun timore.
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