No no, niente di tutto questo può essere tollerato. È della maggior importanza il non soffrire, che la più menoma macchia s’inferisca alla dignità della Repubblica. Ogni nazione ha un interesse particolare di sostenere il proprio onore, ma più quelle potenze, che si conservano meglio colla riputazione e col credito, che colla forza. Conviene dunque rispinger vivamente ogni attentato contro di essa. Il privar il nemico del commercio, il chiudergli l’ingresso de’ fiumi, sono ottimi mezzi, allorchè si tratta di una semplice difesa; ma contro un tal nemico conviene portar le armi, ed umiliarlo interamente. La protezione del cielo non può mai mancare in una guerra così giusta. Sarà inoltre facilissimo di trovar alleati, che ajuteranno a portarne il peso. I Fiorentini, la casa Visconti, i Signori di Este, i Gonzaga, que’ da Camino, i Carraresi, tutti odiano Mastino della Scala; accorreranno tutti con sommo piacere a vendicare le loro ingiurie personali, e ad abbassare il tiranno. Come mai potrebbe egli resistere a tante forze contro di esso unite? Non v’è da dubitare, sarà ben presto compiutamente battuto, e costretto ad accettare la pace a condizioni le più dure. Non esservi dunque da bilanciare, la guerra è necessaria per sostenere i diritti della Repubblica, e per riparare le ingiurie sin qui vergognosamente sofferte.
Questa opinione pronunziata con tutto l’ardor della persuasione, attirò tutti i voti. Il Doge Dandolo mostrò anche in quest’occasione il suo nobile carattere, ed il suo vero zelo per la patria.
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