Superiore alla bassa gelosia, lungi dall’esser disgustato della preferenza data ad un’opinione affatto contraria alla sua, non pensò omai più che a render gloriosa la guerra. Cominciò dal cercar alleati, e si rivolse tosto ai nemici o rivali del signor di Verona. Tutti per odio a Mastino avrebbero desiderato di concorrervi, ma troppo avvezzi a temerlo, non osarono in sul principio mostrarsi troppo apertamente. Pur da essi si ottennero uomini, cavalli, danaro, e il passaggio libero pei loro Stati. I soli Fiorentini alzarono la visiera, ed unirono le loro forze a quelle della Repubblica. I cittadini Veneti furono così animati per questa guerra, che un gran numero di loro offrirono di servire a proprie spese; di modo che si raccolse sollecitamente un’armata di più di trentamila uomini. Altro non vi mancava che un generale per condurla alla vittoria. Fur posti gli occhi su Pietro Rossi, che allor godeva la riputazione del primo guerriero d’Italia, e che inoltre essendo stato spogliato da Mastino della signoria di Parma, dovea essere animato da brama di vendetta. Fu dunque chiamato a Venezia, dove ricevette il comando colle solite formalità. Per timore però ch’egli non fosse tentato di adoperar le forze della Repubblica in proprio vantaggio, gli furono aggiunti due uffiziali col titolo di Provveditori Generali, incaricati d’invigilare sopra i suoi andamenti, e seguire ogni suo passo.
Il Rossi trasportò il suo esercito alla Motta, piccola terra della Marca Trevigiana su i confini del Friuli.
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