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      Mastino ben prevedeva che le proposizioni non potevano essere troppo moderate; ad ogni modo si lusingava che fossero tali da poter trattare; ma quando le intese, se ne chiamò estremamente offeso. Marsilio che cercava di sollecitare la sua rovina, fu uno de’ più ardenti a consigliarlo di non accettare. Mastino infatti giurò di preferir di perdere ogni cosa colla spada alla mano, piuttosto che avvilirsi così.
      Se tal infame maneggio da una parte fa orrore, è dall’altra un nuovo esempio di ciò che tosto o tardi accade ad un malvagio principe. I suoi più intrinseci il tradiscono; non lo adulano che per farlo cadere nelle insidie; i suoi sudditi, schiavi infelici, portano il giogo gemendo, ed attendono ansiosamente il momento della sua caduta per infrangere le proprie catene, e calpestar colui, che gli aveva incatenati. L’umanità e la natura s’interessano alla rovina del tiranno.
      Il general Rossi non era intanto rimasto ozioso. Avea portato lo sterminio nel Padovano. Marsilio Rossi fratello del Generale era passato nel Mantovano, ed unite alle sue forze quelle di Filippo Gonzaga, e di Lucchino Visconti, diresse la marcia contro Verona, mentre Carlo figlio del re di Boemia cominciava l’assedio di Feltre. Attaccati gli Scaligeri da tutte le parti, si trovarono incerti a qual partito appigliarsi. Finalmente Mastino ch’era in Verona, secondando il suo violento carattere, ordinò che tutti gli abitanti dovessero uscire armati dalla città, per decidere in una battaglia generale il destino della sua famiglia e della sua vita.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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