A queste triste nuove si aggiunse pur quella che le truppe del re di Boemia avevano preso Feltre e Belluno, e quelle del Visconti avevano ricevuto la dedizione di Brescia e di Bergamo. Quest’è ciò che accade ne’ rovesci della fortuna, quando non trattasi della difesa della propria libertà. I sudditi sono indifferenti, qualunque siasi il sovrano; non bramano che la pace, e si danno più facilmente a quello, da cui più temono di venir sottommessi colla forza; si lusingano inoltre con questa fede simulata di ottenere grazia al nuovo Signore.
I Veneziani non poterono abbandonarsi alla gioja per tanti vantaggi, come seppero la perdita del loro valoroso generale Pietro Bossi nell’atto che dirigeva un attacco al castello di Monselice. La stima giustamente meritata di questo valente uomo fece credere al Senato, che non si potrebbe meglio scegliere un nuovo Comandante, che nominando un fratello di lui. Ma Marsilio Rossi era prossimo a chiudere anch’esso i suoi giorni. Non restava adunque che un terzo fratello chiamato Orlando, che trovavasi allora all’assedio di Lucca, e che godeva pur esso di una grandissima riputazione. Orlando venne chiamato: ei giunse; e tosto si recò sotto Monselice, il cui assedio non era molto avanzato. Incoraggia le sue truppe, vince tutti gli ostacoli, marcia verso Verona, mette il fuoco in ogni parte, e costringe Mastino a fuggire. Tutto questo fu fatto con tanta vivacità, con tanta prestezza, che i soldati stessi si sentirono trasportati da vivo entusiasmo pel loro nuovo Generale.
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