Mastino, che venne ad incontrarlo, rimase egli stesso così preso da un tratto di tanta generosità, che si riconciliò sì bene co’ Veneziani da chiedere di venire ascritto nel Libro d’Oro di quella stessa Repubblica, che lo avea quasi per intero spogliato de’ suoi Stati.
Nel giorno de’ 14 di febbrajo fu pubblicata la pace col suono delle trombe anche in tutte le città della Lombardia. Ciascuna allora si fe’ sollecita di celebrar i meriti del principe al quale fu sottommessa, e di manifestare co’ maggiori segni di esultanza la felicità di appartenergli; di modo che, mentre Verona, Vicenza, Parma e Lucca vantavano la loro buona sorte di essere rimaste nelle mani degli Scaligeri, le altre Città si abbandonavano alla massima gioja per esserne state liberate, e per appartenere ad altri principi: l’adulazione e l’interesse operano sempre così.
La Repubblica di Venezia, che avea sì gloriosamente trionfato in questa guerra, volle pur anche distinguersi nella magnificenza delle sue Feste. Una superba Giostra in piazza di san Marco accrebbe l’esultanza di un Popolo, che allora la prima volta si vide in diritto di poter da qualche parte premere il vicin terreno con piè di padrone. Ad aggiugner lustro allo Spettacolo concorsero que’ sessanta Ambasciatori, de’ quali abbiamo altrove parlato, che vestiti in abito di tutta gala vennero collocati su distinti sedili, facendo pomposa corona al Doge.
Poscia che tutte le feste furono compiute, si volle pur anche decretare una Festa annua il 14 febbrajo giorno della pubblicazione della pace.
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