Per questa ragione appunto eransi nascoste le spoglie di san Marco sotto il secreto il più misterioso, di cui il Doge e poche altre persone aveano contezza. Due secoli erano passati dopo questo fortunato acquisto. Veneravasi il Santo, ma niun si curava più di pensare al luogo dove fosse depositato. Allorchè nel 1094 l’imperator Enrico V animato da una singolar divozione per esso risolvette di venir espressamente a Venezia per visitarlo. Si presenta adunque al Doge Vital Falier, e lo prega a volergli permettere, onde veder lo potesse. Il Doge vi acconsente, ed insieme discendono nel sotterraneo della Chiesa, s’incamminano verso il luogo, a cui corrisponde nel dissopra l’altar maggiore. Ma come descrivere la sorpresa e il dolore di entrambi nel non rinvenire ciò che tanto bramavano? La disperazione del Doge si manifestò così vivamente, che tosto tutta la città fu immersa nella più profonda tristezza. Per fin si diceva che non eravi più nulla a sperare pel ben pubblico, e l’avvilimento erasi renduto universale fra quel Popolo stesso, che in epoca di poco anteriore avea mostrato uno spirito forte, giusto, illuminato col non prestar veruna credenza all’opinione generalmente ricevuta, che il mondo sarebbe finito collo spirar del decimo secolo: opinione che avea immerso sempre più nella ignoranza, e in una brutale stupidità tutte le nazioni di Europa: poichè, dicevano esse, a qual pro estendere i lumi, acquistar cognizioni, raccoglier ricchezze, se tutto deve perire nell’incendio universale?
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