I soli Veneti, il ripeto, non si erano lasciati accecare dalle tenebre generali; anzi aveano saputo trarne grandissimi vantaggi pel loro commercio dagli errori comuni. Ma a questo momento tutti gli sforzi ed i ragionamenti de’ cittidini più illuminati non poterono menomamente rialzare gli spiriti abbattuti del volgo, nè ottenere verun successo. Alfine il Doge Falier, benchè egli stesso assai afflitto, procurò di rianimare il coraggio, e di richiamar ognuno alla fiducia, coll’ordinare un digiuno generale, orazioni in tutte le Chiese, ed una solenne processione per ottener la grazia da Dio Onnipotente di potere scoprir il luogo dove erano state deposte quelle sante Ossa, sia all’occasione dell’incendio della Chiesa al momento della congiura contro Pietro Candian, sia allora quando fu rifabbricato il Tempio. Il giorno 25 giugno di questo medesimo anno la grazia con tanto fervore implorata venne generosamente concessa; e tosto nel rivedere quel Santo Corpo, la tristezza si cangiò in una vera gioja universale.
Se qualche curioso volesse saper per minuto il mirabile di questo avvenimento, non ha che a scorrere le carte di molti nostri Cronisti, e troverà che Dio esaudì le pie ricerche de’ Veneziani, "facendo (sono le parole di un di essi) che a cospetto del Doge e di tutti, che presenti erano, si spezzassero da sè stessi i marmi di quel pilastro ovver colonna, alla quale noi vediamo al presente l’altar di san Jacopo appoggiato; e, spezzati, si vedesse a muoversi pian piano, e a comparir a vista di ognuno una piccola Arca, che dentro chiuso e serrato teneva il santo Corpo: il quale con molto stupore visto, e, conforme al desiderio suo, ritrovato dal Doge e dal Senato, resero infinite grazie al Signore di un tanto dono ecc.
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