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      Essi fin anche pretendevano di avere la facoltà di scomunicare. Tribuno Memo Doge nel 979 donò l’Isola di san Giorgio Maggiore a Giovanni Morosini, erigendola in Abbazia, e nell’Atto di donazione aggiunse: se qualcuno osasse mai contravvenire a questo Decreto, egli sia punito colla scomunica. Pietro Orseolo Doge nel 991, nella Carta, in cui diede in dono alla Repubblica 12500 Ducati d’oro, termina dicendo che scomunicato sia e degno di andare all’inferno col traditor di Cristo quell’individuo della sua famiglia, che reclamasse un tal dono. Ed un Michiel pure, per non parlar di altri, dopo avere innalzato la Chiesa ed il Convento di san Francesco del Deserto, e messa a coltura quell’Isola, non dichiarò egli nell’Atto di donazione ai R. P. Zoccolanti scomunicato chiunque della sua famiglia avesse fatto valere diritto di proprietà sopra quel luogo? I buoni Padri però paurosi che la religione non venisse meno in quella famiglia, andavano spesso a visitarla e benedirla. Ma fu più per sentimento di umanità che per paura degli anatemi, s’essi vennero lasciati sempre godere del prodotto delle ubertose vignette, che abbellivano quell’Isole. Oh come que’ buoni Religiosi apparivano giulivi, specialmente il dì che qualcuno della famiglia Michiel andava a visitarli, e ch’essi potevano trattarli con una semplice frittata in contrassegno di buona amicizia! Ma il loro destino è oggidì quello di tutti gli altri, e la famiglia benefattrice rimase così senza isola, senza benedizioni e senza frittate.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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