Egli infatti fu uno de’ più scienziati uomini del suo secolo; il primo, e forse il migliore storico della sua nazione; il primo pur anche tra i nostri patrizj, che sia stato annoverato tra’ dottori, ed uno degli amici più cari dell’immortal Petrarca.
Essendosi riflettuto che i grandi vantaggi, da’ quali la sua amministrazione era stata accompagnata, eran piuttosto frutto de’ suoi prudenti consigli, della coltura e penetrazione del suo spirito, del zelante e puro suo patriottismo, anzi che delle militari azioni, assai spesso troppo esaltate, si cercò tra i superstiti Repubblicani, quello, che potesse più degnamente venirgli sostituito. Marin Falier benchè in età di ottant’anni ottenne tutti i suffragi. I suoi talenti lungamente esercitati ne’ primarj impieghi della Repubblica, la sua attività provata nelle ambascerie, e ne’ reggimenti delle provincie, l’eloquenza spontanea, la saggezza prodonda, lo spirito vivace; aggiungasi le ricchezze, che anche nelle Repubbliche hanno per isciagura qualche influenza, trassero in suo favore il più de’ voti, onde collocarlo alla testa della Repubblica. Nel momento appunto della sua elezione egli era in Avignone presso il papa Innocenzo VI a trattare la pace cogli ambasciatori di Genova ed i suoi alleati. Quindi furono deputati dodici ambasciatori, che gli recassero la gloriosa novella, e che il corteggiassero per tutto il viaggio, onde porre in gran lume quegli onori, che la Repubblica usava dare a’ suoi concittadini in ricompensa de’ prestati servigi.
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