Il giorno che si sarebbe stabilito dovevasi di buon mattino far suonare le campane di san Marco, che non si potevano toccare senza il comando del Doge. Era ben naturale che al suono di esse inusitato a quell’ora, concorressero alla piazza i principali cittadini per vedere che cosa era, temendo essere il segnale della comparsa in mare di una flotta genovese, cosa per nulla improbabile, perchè i Genovesi ci eran sempre d’attorno. Ridotti colà i Capi di quelle compagnie dovevano ordinar di tagliar a pezzi tutti i patrizj. Esposto il piano, si fece Isarello a nominare le persone, delle quali poteva più compromettersi: esse erano tutte popolari. Fra queste eravi Filippo Calendario. A tal nome il Doge rimase tutto sorpreso, ed allora gli entrò proprio in cuore la maggior fiducia della riuscita. Questo Calendario essendo architetto e scultore insigne avea sotto di sè un esercito, per così dire, di ben destra e robuste gente. Oltre gl’immensi lavori de’ più ricchi particolari, ad esso affidata era l’erezione del nuovo palazzo ducale. Di più godea costui la fama di essere uomo acutissimo e di peregrino ingegno. Che tale egli si fosse ben lo dimostrano le di lui opere. Quanta avvedutezza in fatti non vi voleva per assicurare sopra un suolo ondeggiante le fondamenta di un edifizio sì grande? E qual ardimento non fu il suo di poggiare una mole sì immensa sopra colonne, l’inferiore delle quali forma l’angolo del palazzo, che immoto e sicuro è tuttavia un prodigio dell’arte? Ben a ragione era egli stimato ed amato da ognuno, ed il favore di uomo sì grande dovea certamente lusingar il Doge.
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