Tutti i chiamati comparvero tosto a san Salvatore. Di comun accordo fu commesso il processo al Consiglio di X. E trattandosi di cosa di tanta importanza, delicatezza e sollecitudine, vennero ad essi aggiunti venti de’ più cospicui soggetti scelti nel corpo del Senato. Indi mandarono ordine a tutta la sbirraglia di venirvi bene armata, e fattone giungere varj distaccamenti, furono spediti ad arrestare i rei nelle proprie case.
Disposte in tal modo le cose, quella brigata di patrizj si trasferì da san Salvatore al palazzo ducale; vi fece guardar le porte, e sotto severe pene si divietò di suonare per qual si fosse ragione le campane di san Marco. A mano a mano che andavansi imprigionando i delinquenti, s’inviavano messi di qua e di là chiamando in soccorso i cittadini e i nobili di fede la più specchiata, ed avvertendoli di venire a palazzo coll’armi, onde proteggere la pubblica sicurezza, ch’era in estremo pericolo.
Questi varj movimenti occuparono una parte della notte, nè si poterono eseguire tanto segretamente, che qualche sentore non ne trapelasse ai congiurati. Molti fra loro, sapendo ciò che correva al palazzo, prevennero colla fuga gli ordini dati di sorprenderli, e sedici soli furono da principio arrestati. Buono che fra questi v’ebbe quel Bertuccio Isarello, che abbiamo veduto essere autore della congiura, ed anche quel Filippo Calendario suo primario complice, a cui per nulla giovarono i tanti di lui meriti e talenti. E quantunque con lui si venisse a perdere un artista da non potersi sostituire, pure il suo delitto troppo era grave, perchè se ne avesse a diferire o raddolcire il castigo; in una Repubblica libera tutto dee cedere alla sua salvezza.
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