Nè rimase nemmeno indolente alle piraterie de’ Turchi. Sin da principio mandò flotte contro di loro, predando un gran numero de’ lor vascelli, uccidendo quanti fra essi Turchi cadevano nelle loro mani, e spaventandoli con tale severità di condotta. Sola però non potè impedire i loro progressi; ma questi stessi progressi tornarono in vantaggio di lei. La fama del suo saggio governo e della sua forza fe’ sì, che un gran numero di popolazioni se le dedicassero, sottraendosi per tal modo alla crudele schiavitù di cui erano minacciati. Così avvenne di Lepanto in Morea, di Scutari e Dulcigno nell’Albania, e poi di Patrasso. Da un greco imperatore ricevette in dono anche Salonichio, e così tali addizioni alle isole, che già possedeva di Candia e di Corfù, ed alle città di Modone e Corone nella Morea, la rendettero potentissima nel Levante, sì per la ricchezza ed ubertà de’ paesi occupati, che pel dominio accresciuto su i mari, cui appunto considerava prima base della propria grandezza.
Ma nel 1413, l’orgoglioso e felice Maometto, abbattuti i propri fratelli, che gli disputavano la monarchia ottomana, guadagnato colla generosità l’applauso generale, e trovatasi assicurata sul capo la corona imperiale, cominciò tosto a guardare con grande gelosia la potenza de’ Veneziani, que’ grandi Stati nell’Asia Minore marittima ch’essi tenevano sotto la loro dominazione, e quella linea di littorale non interrotta su cui camminavano da Capo d’Istria sino a Costantinopoli. Cosicchè, quantunque al momento della sua elevazione al trono, avessero queste due potenze ratificato la pace fra loro, pure i Turchi la scomposero ben presto, sorprendendo le nostre galee mercantili che ritornavano da Trebisonda, come alcune altre che veleggiavano nei mari di Costantinopoli.
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