Deposta la naturale ferocia, ed assopiti quegli spiriti guerrieri, che per fin sognando non altro gli rappresentavano che battaglie e sterminj, pareva egli tutto invaso da soave tenerezza e da sensuali diletti. I suoi soldati che si pascevano di guerre, temettero ch’ei s’intorpidisse, e cominciarono a mormorare e a farsi beffe di lui. Egli informato di ciò, raduna tosto la sua armata, e conducevi la sua bella Irene velata, tutta sfolgorante di perle e di gemme, come se espor la volesse alla pubblica adorazione. Mentre tutti perplessi pendono, egli le trae il velo, e fa palese a tutto l’esercito i vezzi e lo splendore di un’impareggiabile bellezza. E già a quella vista egli comincia a trovar grazia anche in quegli animi feroci. Ma che? Maometto, sguainata la scimitarra, recide di un sol colpo la bellissima testa, e dimostra al mondo tutto, ch’egli sapeva egualmente espugnare le passioni come le piazze. I suoi barbari soldati applaudirono altamente a questo nuovo trionfo.
Le scienze e le arti abbandonarono per sempre Costantinopoli; esse vennero a ravvivare l’Europa e particolarmente l’Italia, e fecero sorger de’ monumenti, che furon la base di eterna gloria alla nostra città. I Turchi videro con indifferenza una tanta perdita, non curandosi che delle armi, il cui unico fine non era per loro che il bottino ed il dominio. Disprezzavano coloro il saper leggere e scrivere; e per raffermare un accordo bruttavansi la palma della mano coll’inchiostro, ed applicandola poscia sul foglio ne facevano l’impressione.
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