Ma poscia mancatigli e viveri e munizioni dovette capitolare, sperando così poter salvare dalle violenze de’ barbari la bellissima verginella Anna sua figlia, che seco era rinchiusa. Maometto nella capitolazione gli promise, che la sua testa sarebbe salva; ma appena uscì dal castello, che il fece arrestare, ed ordinò che fosse segato per mezzo, dicendo di aver promesso di salvargli la testa, ma non il corpo. Non v’ha che i tiranni, che osino aggiungere al delitto una derisione che insulta la natura e il diritto delle genti. Quando Paolo Erizzo intese il barbaro comando, si volse ai Gianizzeri, pregandoli di toglier la vita alla di lui figlia innocente, e n’ebbe per risposta il giuramento, che a lei non verrebbe mai fatto ingiuria alcuna. Dopo di che colla fermezza di un eroe sostenne la crudelissima morte. Appena spirato l’Erizzo, Maometto si fece condur dinanzi la vaga donzella. Comparve essa con aspetto impavido, e con un’altezza più da vittoriosa che da schiava. Pure Maometto l’accolse con dolcezza e cortesia. Le offerse la propria abitazione; le disse che camminerebbe sopra scettri e corone; le presentò vesti ricchissime, gioie, brillanti e mille cose splendidissime. Essa tutto ricusò, dicendo, che non solo anteponeva le povertà, ma la morte stessa, al vivere impudico e al disonorare il suo nome. Fu lungamente tentata con blandizie e con ogni genere di seduzioni; ma resistette essa costantemente a tutto. Quando il sultano disperò di poterla piegare alle sue voglie, cangiato l’amore in ira, la dolcezza in furore, sguainò la sciabla, e con
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