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      Siccome poi dovevasi quel medesimo giorno eleggere un general di mare per la fatal perdita, che appunto in tal occasione era avvenuta del valoroso Triadan Gritti, così tutti i voti concorsero nel fregiare il Loredan di una carica sì luminosa, e ad esso sì giustamente dovuta. A favor poi di que’ bravi marinaj e soldati, che avevano tanto sofferto durante l’assedio, e tanto contribuito all’onor della patria, si decretò, che oltre le largizioni da darsi al loro ritorno, si erigerebbe un ospizio che potesse assicurare un agiato ritiro, non soltanto ad essi, ma a tutti i marinaj e soldati che per età o per ferite fossero resi incapaci di più servire. Venne questo posto sotto la immediata protezione del Doge, il quale potea visitarlo qualunque volta piacessegli, ma non doveva poi mancar di andarvi una volta all’anno, vestito in tutta pompa, nelle sue barche dorate, e col suo augusto accompagnamento, affine di dare a questa visita tutto l’aspetto di una festa nazionale. Prima di tutto ne fu scelto il luogo. Questo fu a sant’Antonio di Castello sul canale, dirimpetto al porto del Lido. E veramente non potevasi scegliere posizione più bella e più conveniente; poichè i vascelli che uscivano ed entravano, erano, per così dire costretti a passar dinanzi a questa rispettabile fondazione. Così offrivasi alla vista di tutti i marinaj l’asilo ad essi riserbato dopo tante fatiche e pericoli; così lor presentavasi sul fior dell’età una prospettiva consolante per quando le loro forze si sarebbero esauste; così ciascuno contemplando quell’edificio poteva dir in suo cuore e ripetere a’ suoi compagni: "Ecco qual sarà un giorno la nostra dimora; ecco dove ci rivederemo ancora riuniti per parlar dei nostri pericoli e delle glorie della nostra patria.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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