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      Poscia che questi articoli furono segnati da una parte e dall’altra, la città di Famagosta fu rimessa in potere de’ Turchi. Ma quali mai sono le promesse de’ barbari? I soldati si misero tosto a saccheggiare, ed a commettere tutti gli orrori. MarcAntonio Bragadino già comandante di Famagosta, fece porgere al bassà Mustafà, le sue lagnanze, e questi mostrò di dargli ragione; anzi aggiunse che desiderava, dopo di aver ammirato il suo valore e i suoi talenti, di conoscerlo personalmente. Il Bragadino gli si presentò dinanzi accompagnato d’altri tre comandanti, Astore Baglioni, Luigi Martinengo, Antonio Quirini, e quaranta de’ suoi artiglieri. Il bassà cortesemente li accoglie, si trattiene ragionando con loro sopra gli avvenimenti dell’assedio; indi chiede al Bragadino un ostaggio pel libero ritorno da Candia de’ suoi vascelli, e gli dichiara di volere il bellissimo giovane patrizio Antonio Quirini. Il Bragadino, che ben s’avvide delle brutali voglie del sozzo Mustafà, ricusa fermamente di consegnarlo. La disputa si accende, il bassà più non dissimula; scoppia in vivissime imprecazioni contro i Veneziani, e passando dalle ingiurie al furore, ordina in sul fatto a’ suoi soldati di assicurarsi di tutti, e di tagliar loro la testa. Il Bragadino fu riserbato ad altro momento, contentandosi per allora di fargli solo tagliar le orecchie. Ordinò inoltre di porre in ceppi quanti Veneziani, e Cipriotti v’erano, che non avevano potuto pagare il loro riscatto, e li condannò alla schiavitù. Tra questi eravi pur anche Lorenzo Tiepolo, ch’era stato ultimamente governator di Baffo.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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