La sua nascita, il suo rango meritavano ogni riguardo. Il barbaro Bassà espresse il suo rispetto alla sua foggia; lo fece impiccare all’antenna della sua galera. La feroce rabbia di Mustafà non fu ancor sazia. Volle essere presente all’orrida esecuzione ordinata sopra il Bragadino. Lo fece condurre in mezzo alla stessa piazza da lui sì gloriosamente difesa, ed ordinò che, legato ad una colonna, fosse scorticato vivo. Sostenne il misero tutte le angoscie d’una lenta morte colla fermezza di un eroe, colla rassegnazione di un martire. Poich’egli spirò, Mustafà volle aggiungere l’oltraggio a tanto raffinamento di atrocità: fece empir di paglia la pelle del valoroso atleta, la fe’ porre sopra il dorso di una vacca, e girare per tutta la città. Indi attaccolla sopra l’antenna della galera, perchè fosse esposta alla vista di ognuno, e destinolla poscia ad essere trasferita a Costantinopoli, per venire depositata nel bagno dell’arsenale, dove per qualche tempo vi stette come trofeo della barbarie musulmana. Fermiamoci un momento ad osservare la forza del destino sopra le vicissitudini umane. Questa pelle strascinata, oltraggiata, avvilita, è stata poscia dalla famiglia Bragadino ricuperata, custodita, trasportata a Venezia, e depositata in un’urna, sopra la quale fu eretto il busto al naturale del nostro Marc’Antonio in mezzo a due lioni, simboli del valore e della fortezza. Questo bel monumento di fino marmo fa ora parte di quella superba galleria, che vedesi nel celebre Tempio de’ santi Giovanni e Paolo sempre più abbellito ed arricchito dalle cure del degno suo preside don Emanuele Lodi, ora pregiatissimo vescovo di Udine.
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