Il Comandante imperiale Alì trovavasi nel mezzo a fronte delle Galee sottili, e percosso alle spalle dalle grosse, fece rinforzare i remi per sottrarsi dalla tempesta del cannone; ma D. Giovanni ed il Veniero, riconosciuta all’insegna la Galera imperiale, l’investirono di concerto. Fece lo stesso il Colonna con quella di Portau Bassà, ed in tal modo nacque un feroce combattimento con ardor pari, egual danno, strage certa, incerto evento. Venier era da per tutto; e già vedonsi bentosto i soldati cristiani saliti sulle Galee Turchesche recarvi grandissime stragi; non meno gravi però si vedevano gli animosi Turchi salir sulle Galee cristiane; e tanta rovina si fe’ da una parte e dall’altra, che è difficile il descrivere. Il rimbombo delle cannonate, il fischio della moschetteria, gli urli de’ Turchi, i gemiti de’ moribondi componevano una musica spaventevole. Ma già la Galera imperiale è sino all’albero guadagnata; un colpo maestro di D. Giovanni la sottomette, e vedesi cangiar lo stendardo Turco in quello della Croce. Alì ebbe la testa spiccata dal busto, e innalzata sopra una lancia, perchè resa visibile aggiungesse coraggio ai vittoriosi, e terrore ai vinti. Il Colonna anch’egli bravamente conquistò le Galere di Portau e Caracoza; il primo gettatosi in un caicchio ebbe appena il tempo di salvarsi; il secondo perì combattendo; le loro squadre furono interamente disfatte.
Rimaneva ancora il sinistro corno da conquistare: esso era comandato da Uluzzalì, che in sul principio riportato aveva qualche vantaggio; ma sopraggiuntovi Marco Quirini, si rifece ben presto del danno sofferto dai nostri.
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