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      I Veneti, che pur furono i principali, e quasi i soli oppositori de’ progressi de’ Turchi, non diedero che piccioli saggi di tale storia, forse per timore di essere tacciati di aver combattuto in apparenza a vantaggio comune, ma in effetto a fine d’ingrandir sè medesimi con sì preziosi acquisti. Questi riserbi comecchè ragionevoli, ci tennero al bujo su i moltiplici avvenimenti d’un interessantissima istoria, e nella quale ci sarebbero ancora tanti eroi da consegnare alla fama. Bello sarebbe stato certamente il vedere la più forte tra le nazioni marittime di allora sparger sangue e tesori per togliere al giogo la Grecia, e nell’atto di estendere i limiti del suo impero, confortare i discendenti di tanti eroi della libertà con nuove leggi, ornarli di nuovi usi, e richiamarli da un immeritato squallore alla dignità di civile e rispettabil nazione.
      Appena entrarono i nostri nel porto di Petalà, Onfredo Giustiniani venne spedito a Venezia a recarne la faustissima nuova. Allorchè la sua Galera entrò nel porto, fece una scarica generale d’artiglieria in segno di allegrezza. Il popolo in folla si ragunò al molo, e vide lo spettacolo veramente straordinario di un numero grandissimo di soldati vestiti tutti alla Turchesca, e le bandiere ottomane parte strisciar sull’acque, parte svolazzare per l’aria. Non si dubitò più della felice riuscita dell’impresa, e ciascuno ebro di gioja esclamava altamente Vittoria! Vittoria! Abbracciavansi l’un l’altro senza conoscersi, e senza badare a differenza di età e di sesso: l’entusiasmo era generale, poichè l’onor della patria apparteneva a tutti egualmente.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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