Le botteghe, i muri esterni, le colonne, le panche, che aggiravano intorno per sedere, furono tutti coperti di tapezzerie le più ricche e le più rare. Da ogni arcata scendevano festoni ornati di frange d’oro. Tutto all’intorno della piazza di Rialto fu appeso un panno del più bello e fino scarlatto, sul quale si attaccarono a distanze eguali i Quadri de’ Pittori più rinomati di allora, che col rendere eterne le nostre geste gloriose, ed i volti de’ nostri eroi, procacciavano in tal modo anche a se stessi l’immortalità. Per vieppiù colpir la mente de’ cittadini e de’ forestieri si fece sorgere in mezzo alla piazza una specie di piramide circondata dalle armi, spoglie e trofei presi al nemico in questa memoranda giornata navale. A piedi del ponte si piantò un grand’arco, ed uno pure in faccia, cioè al principio della strada de’ giojellieri. Su ambidue stavano intrecciati gli stemmi della Repubblica e degli alleati. Per ogni dove vedevasi svolazzare il vittorioso vessillo di san Marco.
Compiuti tutti questi preparativi, si cominciò la mattina dal celebrar una messa solenne ad un altar portatile, che fu posto sopra un apposito palco eretto dinanzi l’antica chiesa di san Jacopo. Poscia si mise in ordine la processione composta del clero della parrocchia, de’ musicanti della cappella ducale, e del corpo de’ mercanti di panno; era preceduta da pifferi, da trombe e tamburi. I fuochi di gioja, il suono delle campane accompagnarono questi atti divoti; il concorso del popolo e la serenità dal cielo confluirono moltissimo ad accrescere il lustro e la pompa.
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