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      Ne’ primi corpi si distinsero i giojellieri, i quali tanto gareggiarono in ricchezza e buon gusto co’ Drappieri, che rimase indeciso a chi dar si dovesse la preferenza. Tra i secondi furono i Tedeschi, che si fecero grandemente ammirare. Per tre giorni e tre notti alla lunga resero il loro fondaco un palagio incantato. In quel vastissimo spazio sfoggiarono ricchezze così immense, da far comprendere assai chiaro a tutti gli spettatori, che qui trovavano quella moderazione, e quell’equità, che formano le basi d’un saggio governo, e che assicurano la felicità individuale e generale. Tutta la popolazione vi accorse, e la soavità delle orchestre eccitò ognuno alla danza ed alla gioja la più amabile.
      Testimonianze così luminose dell’universale affezione verso la Repubblica, non potevano che soddisfar vivamente quelli, che ne tenevano le redini. Essa è la ricompensa la più bella, che mai possa ricevere un governo; essa inoltre è la vera forza, e la sicurezza dello Stato in ogni occasione anche la più pericolosa. Non è mai abbandonato chi è amato di cuore.
      Allorquando tutte le feste ebbero fine, pensò anche il governo ad esternare in più modi la memoria delle sue glorie; e poichè queste avevano avuto compimento nel giorno di santa Giustina, ordinò che s’innalzasse sulla gran porta dell’arsenale la statua di quella Santa. Essa fu opera stimatissima, anzi fra le migliori del Campagna, e vedesi anche oggidì portante questa inscrizione:
      victoriae navalis monumentum mdlxxi.
      Fu coniata inoltre una nuova moneta, il cui nome si volle fosse Giustina, e le si pose l’epigrafe:


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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