Il popolo senz’altro esame segue sempre quelle consuetudini, il cui scopo è il divertimento, e le segue con tanto maggior trasporto, quant’è minor la riflessione, che impiega e sopra sè stesso, e sopra il passato.
Festa del giorno di S. Rocco.
Nella festa precedente vedemmo il popolo di Venezia ricorrere all’intercessione di S. Rocco, affinchè ci ottenesse dal cielo la liberazione dal flagello della peste, che nel 1576 atrocemente incrudelì; e vedemmo altresì in qual modo venisse adempiuto il voto fatto a Iddio Redentore, allorchè la città conseguì il sospirato beneficio. Ma la pubblica pietà non trascurò di rendere giusto tributo di riconoscenza anche al santo intercessore. Per volontà del Senato il dì di S. Rocco fu dichiarato festivo, e ad ogni annua sua ricorrenza venne prescritta la visita solenne del Doge alla chiesa a lui dedicata.
In una Repubblica sì sagace e sì illuminata, come la nostra, cosa non v’era, che mirasse ad un solo oggetto. La divozione, benchè sincera, avea sempre frammischiata qualche vista politica. Quelle maestose comparse del principato in corpo erano aggraditissime alla popolazione tutta, ed arrecavano sommi vantaggi allo stato. La visita a S. Rocco merita di essere con distinzione considerata.
Poscia che il Concilio di Costanza approvò unanimemente nell’anno 1414 il culto verso il glorioso S. Rocco, e riconosciuta l’efficacia della sua intercessione presso l’Onnipossente nelle malattie contagiose, molte città d’Italia si affrettarono con pubbliche dimostrazioni di manifestare la loro venerazione verso questo Santo, e il loro desiderio di poter meritarsi il suo favore.
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