Il 28 dicembre fu il giorno destinato per la partenza. Il Farsetti non mancò di rendergli l’ultima visita. Trovò Sua Maestà circondata da tutti i signori della sua corte. Allorchè il Re lo vide, ebbe la bontà di fare qualche passo per incontrarlo; lo colmò di elogi per la buona riuscita di tutti gli Spettacoli e tutte le Feste, che gli avea procurati, e dichiarò la sua risoluta volontà di volergli dare una prova luminosa della sua benevolenza. Trasse egli allora la spada dal fodero e colla punta gli toccò ambe le spalle. Per singolare che ci riesca questa cerimonia, essa è però quella di uso, mediante la quale il nostro Farsetti fu creato Cavaliere dell’Elefante. Indi S. M. lo prese per la mano, e discesero insieme le scale. Il Re non cessò di protestare al nostro Cavaliere la pienissima soddisfazione ch’ebbe, durante la sua dimora a Vicenza, se non che dopo di essere asceso in carrozza, e che i cavalli lo strapparono da quella città.
Non fece egli che attraversar Padova, e montò sul naviglio ch’era pronto sul Brenta per condurlo a Venezia. Vi giunse egli di buonissima ora il sabbato 29 dicembre. Sbarcò al palazzo Foscarini a Sant’Eustachio, ch’era preparato per lui e per tutto il suo seguito; e ad oggetto di rendergli quell’abitazione più comoda, era stata aperta una comunicazione col vicino palazzo del Conte Girolamo Savornian. I quattro Deputati mandarono tosto un Segretario per concertare la visita, che volevasi fare in forma pubblica; ma Sua Maestà desiderò di esserne dispensato, essendo giornata di posta: li fece invitare a pranzo per il giorno seguente.
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