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      Cominciossi la sera stessa a compiacerlo, e due soli di loro lo accompagnarono al gran Teatro di san Giangrisostomo. Erasi aperte due loggie sulla scena, di modo che, quando S. M. vi mise il piede, non credette già di essere in un palchetto, ma bensì in una sala accomodata col miglior gusto. Il teatro era tutto illuminato e ripieno di gente. Allorchè S. M. si affacciò al palchetto una numerosissima e scelta orchestra diede la sua generale arcata, ed eseguì una superba sinfonia. Alzossi poscia il sipario. Si fu a quel momento che Federico potè ancor meglio riconoscere quell’unione sorprendente di tutte le Belle Arti, che concorrono a gara per eccitare nella nostr’anima, mediante gli organi della vista e dell’udito, il piacere il più seducente. D’assai superiori in ciò ai Greci ed ai Romani, abbiamo saputo dare ai nostri teatri tutta l’illusione, tutti i comodi, tutte le attrattive possibili. Abbiamo cominciato dall’osservare quanto la luce artificiale sia preferibile per l’effetto dell’illusione a quella del sole, e tosto abbiamo abbandonato quel barbaro uso di andar al teatro di chiaro giorno. Vi abbiamo posto un solido tetto per difenderci dalla pioggia e dal vento, onde non essere, come gli antichi, costretti a fuggirsene confusi e spesso con danno, prima di poter trovar portici per porci al sicuro. Abbiamo preferito all’enorme estensione dei loro edifizj un fabbricato proporzionato all’estension naturale dell’umana voce, ed abbiamo così potuto lasciar a parte que’ vasi di bronzo e di terra cotta, che alteravano e rendevano tonante la voce, e quelle maschere che sfiguravano gli attori; i nostri si presentano sulla scena, come i veri eroi del dramma, e possono aggiungere alle parole e alla musica l’espressione degli occhi e de’ gesti per ingannarci piacevolmente, ed esprimerci tutte le passioni.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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