Desiderò anche di percorrere la Merceria. Il Governo, avutone di ciò sentore, avvertì que’ mercadanti, ch’erano affezionatissimi alla Repubblica, essere suo desiderio che Sua Maestà il re di Danimarca e di Norvegia la vedesse in tutto il suo splendore. Ciò fu bastante perchè ognuno facesse gli sforzi maggiori,2 ed egli ne rimase così incantato, che non poteva allontanarsi da quel luogo; dimenticò anche per qualche tempo il pranzo ed i suoi commensali; se ne scusò in modo da rendere soddisfastissimi i buoni Veneziani.
Bramò pur anche di assistere ad un Oratorio in uno de’ quattro maggiori Conservatorj.3 Quello della Pietà fu il prescelto. L’unione di tanti varj oggetti apprestati all’udito, alla vista, allo spirito, procurò a questo Principe un piacere straordinario ed unico nel suo genere.
Il terzo giorno dell’anno, in cui per antichissimo uso si facea nel dopo pranzo una solenne processione intorno alla piazza di san Marco coll’intervento del Corpo imperante, avendo alla testa il Capo Supremo dello Stato vestito nella sua maggior pompa, venne Sua Maestà Danese invitato a vedere questa cerimonia dal procurator Sebastiano Foscarini nel suo palazzo riguardante la piazza. V’invitò pur anco molte Dame e Gentiluomini, onde corteggiassero il Monarca, il quale ebbe occasione di ammirare la pietà edificante del Governo, la magnificenza de’ sacri arredi, la gravità de’ Sacerdoti.
Terminate le sacre funzioni, s’incominciò nello stesso palazzo il divertimento del ballo. Il Re aperse la festa danzando colla Procuratessa Mocenigo; ma il rispetto, che questa Dama gli aveva colle sue rare qualità inspirato, non impedì che gli occhi di Federico non fossero ad ora ad ora rivolti verso un’altra Dama giovane e bella, vo’ dire Caterina Quirini, in cui la ricchezza era il minore de’ pregi.
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