Lodò anche assai la bella instituzione di que’ canali coperti, entro cui si possono vantaggiosamente riattare i bastimenti disarmati, o tenerne in pronto alcuni altri pe’ servigi dello Stato. Si trattenne particolarmente ad osservare i Cantieri, che sono la cosa per cui l’Arsenale di Venezia si distingue fra quanti hannovi al mondo. Sono essi alcuni spazj di diversa grandezza, divisi tra loro da grossi pilastri ed arcate, ricoperti ciascuno di un tetto, donde sgocciola la pioggia a dritta e a sinistra senza mai penetrarvi, cosicchè vi si possono fabbricare al coperto tutti i vascelli sino al punto di essere gettati nell’acqua. Sua Maestà riconobbe tosto tutti i vantaggi che ne risultavano, sia per la sollecitudine dei lavori, sia per lo risparmio degli operaj, sia per la conservazione dei materiali. Assistette egli stesso alla formazione di un corpo di galera. Di là passò in una specie di loggia erettavi espressamente dai nobili Governatori dell’Arsenale, dove aggradì un magnifico rinfresco da essi offerto; ed in mezzo alla primaria nobiltà vide lanciare all’acqua un vascello di 64 cannoni. Divise egli con tutti gli spettatori la soddisfazione della buona riuscita di quest’operazione estremamente ardita, e fu oltremodo commosso di sentir come il buon popolo veneto nel suo trasporto di gioja non sapesse meglio esternarlo, che col gridare altamente viva san Marco! Sua Maestà non parti dall’Arsenale senza vedere quella serie di cannoni d’ogni specie che serbavasi, cominciando dalla sua origine, quando si usavan di cuojo, e discendendo ai tempi più bassi, quando il ferro ed il bronzo parvero materie unicamente opportune per sì micidiali stromenti.
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